“Noi siamo il prodotto dei nostri pensieri. L’importante non è vincere; è pensare in modo vincente” leggo dalle pagine del sito del Corriere della Sera le parole dell’intervista a Gianluca Vialli. Il racconto della sofferenza come volano per far breccia sui labili livelli di attenzione di cui siamo vittima. Il diritto all’informazione che scorre sui social come acqua tra le rocce, sbriciola i nostri livelli di attenzione creando vasti canali ipogei.
Se l’attenzione è la capacità dell’organismo umano di selezionare solo una piccola quantità di informazioni dell’ambiente, in base a che cosa effettuiamo la selezione? Si ritiene che questa abilità implichi tre processi separati ognuno distinto anatomicamente dall’altro nel cervello (Fan et al., 2002). 1) allerta 2) orientamento, la capacità di dirigere le risorse verso elementi rilevati circa il nostro compito 3) esecuzione, ovvero decidere se mantenere l’attenzione su di un oggetto oppure se spostarla su un’altro.
E’ chiaro che sofferenza e dolore piuttosto che gioia e felicità guidano attraverso i tre momenti le nostre esperienze quotidiane.
E ciò che sta nel mezzo? La ricerca di equilibrio tra questi poli è la meta di molti approcci filosofico-religiosi e, al di là di questi, la nostra esperienza quotidiana rivela oscillazioni più o meno tendenti ai poli ovvero con scostamenti dal centro di equilibrio. Una vita tranquilla potremmo dire.
Per evitare l’appiattimento che potrebbe palesarsi, è necessario saper orientare la nostra capacità attentiva in modo consapevole. E sono consapevole quando CONOSCO e ho COSCIENZA.
Dunque uno stile di vita fatto di CONOSCENZA CONTINUA che ALIMENTA IL MIO FLUSSO DI COSCIENZA.
Un pensiero di ringraziamento per tutti coloro che diventano CONSAPEVOLI grazie alla SOFFERENZA della malattia perché permettono agli ATTENTI di nutrire la loro intelligenza consapevole.