Contributo del Dottor Giampietro Nardo, psicologo e psicoterapeuta, formatore e applicatore del Metodo Feuerstein. Intervista integrale di Alessandro Zabotto

Il dottor  Giampietro  Nardo  è psicologo  psicoterapeuta,  formatore  e applicatore  del Metodo Feuerstein. E’stato in servizio presso UOC Servizio Età Evolutiva e presso UOS disabilità età adulta di San Donà di Piave. E’ stato anche docente a contratto per l’Università  Cà Foscari / SISS per l’apprendimento  del Metodo da parte degli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori. Ha tenuto corsi sul Metodo presso varie Aziende sanitarie nazionali.

AZ: Perché F. è arrivato  a trovare un metodo per il trattamento  delle persone?  Diverso perché?

Mentre gli psicologi puntano a una valutazione classica come ad esempio quella del QI, F. punta alla valutazione dinamica della potenzialità dell’individuo scovando dove sono le carenze e sulle quelle stesse carenze con un programma.  Nel programma  è stabilito dove intervenire partendo da uno strumento fondamentale ovvero la Carta Cognitiva: con la Carta Cognitiva è possibile conoscere il programma  che il Mediatore deve attuare per consentire l’esprimersi dell’efficacia degli strumenti applicati con i soggetti: il Mediatore in questo modo sa in quali funzioni cognitive sta intervenendo,  nella Carta Cognitiva sono indicati  contenuti,  modalità,  funzioni,  livello  di efficienze  e di efficacia.  Avendo  la carta cognitiva il Mediatore sa come impostare il lavoro con il soggetto osservando le evoluzioni nel senso di miglioramento o peggioramento dello stesso. La valutazione iniziale creerà i presupposti di metodo per la carta cognitiva. Ricordo che ogni strumento proposto ha una sua Carta Cognitiva.

I normali  applicatori  del  Metodo  applicano  gli strumenti  senza  l’utilizzo  della  Carta Cognitiva; la Carta Cognitiva,  utilizzata degli Psicologi applicatori, i quali, attraverso tale valutazione,  sanno  esattamente  quale  strumento  attuare  in  seguito  in  relazione  alla carenza individuata

AZ: Dottor Nardo, lei è psicologo e psicoterapeuta e sta applicando, tra le altre, la tecnica del prof. R. Feuerstein con i bambini, adolescenti e adulti del territorio. Da quanto tempo conosce il metodo del professore israeliano?

Da più di vent’anni.

 

14.1 Feuerstein e le scienze cognitive

AZ: Considera  R. Feuerstein  come un educatore,  uno  psicologo  illuminato  oppure  uno scienziato delle scienze cognitive?

E’ uno psicologo che sarebbe giusto considerare all’interno del mondo della neuropsicologia, avendo considerato il principio della potenzialità dell’individuo e non delle capacità.

AZ: Dalle sue parole traspare una certa passione, un intimo convincimento frutto di un’esperienza  profonda  tra lei e la tecnica,  quasi  un’adesione  ad  una  filosofia  di vita passando per un processo tecnico…

Si, devi essere fortemente convinto e motivato nella capacità del Metodo di apportare dei cambiamenti nei soggetti trattati, specie laddove altre tecniche riabilitative non hanno prodotto  risultati.  Quando  si  interviene  in  un  trauma  cranico  oppure  in  una  disabilità medio-grave dove non esistono tecniche di recupero, Feuerstein afferma che, studiando il funzionamento  del cervello, è possibile impostare delle attività che vanno a modificare i processi cognitivi. Cosa succede al cervello della persona quando riceve uno stimolo nella fase  di  input?  Come  viene  elaborato?  E  la  risposta  come  viene  data?  Le  attuali neuroscienze  e  la  neuropsicologia  studiano  ad  esempio  la  memoria  e  l’attenzione  in relazione  ai loro processi  attivati  da stimoli  esterni.  Feuerstein  intuì il meccanismo  del funzionamento   del  cervello  e  creò  un  Metodo  con  il  quale  modificare   le  strutture neuroniche  non  appropriate.   Una  volta  si  diceva  che  dopo  i  9  anni  è  impossibile qualunque  riabilitazione  in quanto  il cervello  è formato,  rievocando  in ciò lo schema  di Piaget; contrariamente  F. dice che esiste sempre  la possibilità  di miglioramento,  sta al Mediatore capire come funziona quel cervello per farlo funzionare meglio. Ecco perché la conoscenza    delle   funzioni   cognitive   correlate   alle   diverse   aree   del   cervello   è fondamentale nell’applicazione del suo Metodo.

 

AZ: Dunque tecnica e passione unite insieme per arrivare ai risultati.

Si, in particolare è necessario diventare dei Mediatori secondo i principi codificati dal Professore,  che, ricordiamo,  sono: gli esseri umani sono modificabili, l’individuo  che sto educando  è modificabile,  Io sono in grado di modificare  l’individuo,  Io stesso sono una persona  che  può  e  deve  essere  modificata,  la  società  è  modificabile  e  deve  essere modificata.  Ogni  mediatore  deve  partire  da  un  vero  e  proprio  Credo,  da  un’intima convinzione che farà giungere al risultato la persona trattata.

 

14.2 Modificazione e non terapia

AZ: È possibile parlare di terapia quando un soggetto inizia un percorso con lei?

  1. F. non parla di terapia ma parla di modificabilità della persona. Il Metodo è applicato spesso nei gruppi piuttosto che alle singole persone perché il gruppo dei pari è quello che può modificare la person Gli interventi possono essere indirizzati a tre o quattro ragazzi in contemporanea.  L’ambiente,  gli stessi compagni  di esperienza  mediata diventeranno mediatori nella discussione  di gruppo; alla fine di ogni batteria, il soggetto può imparare altre strategie dagli altri compagni. Ascoltando e vedendo gli altri. Ecco perché diventano loro stessi i mediatori. Non è una terapia in senso stretto, ma si affronta un percorso per la modificabilità degli individui. Importante sottolineare come nella pratica lo Psicologo applicatore deve chiedere il consenso ai genitori in quanto il Metodo modificherà il figlio. La seconda attività da ricordare quale elemento importantissimo al fine della modificabilità è effettuare il Parent Training per i genitori e molto spesso anche per gli altri componenti della famiglia.

 

14.3 I Neuroni Specchio

AZ: La modificabilità  della famiglia  e dell’ambiente.  E’ importante  la teoria  dei  neuroni specchio in questo contesto?

Certo,  i neuroni  specchio  rappresentano  la spiegazione  scientifica  del  principio  di Modificabilità  di  Feuerstein.  L’effetto  mirroring  sarebbe  alla base  dei  miglioramenti  dei soggetti con gravi disturbi, coinvolti in cicli terapici con i genitori  quali parti integrante e attiva della terapia. Il principio 3 e 4 di Feuerstein recitano “Io sono in grado di modificare l’individuo e io stesso sono una persona che può e deve essere modificata”.  Tutti sono mediatori di se stessi e degli altri con cui interagiscono. Non sono solo le specifiche azioni terapeutiche  ad essere oggetto  del rispecchiamento,  ma anche l’umore,  la convinzione positiva,   la   determinazione   dei   famigliari   coinvolti   nel   progetto   di   miglioramento terapeutico.

AZ: A quanti soggetti ha applicato il metodo nel corso di questi anni?

Centinaia.

14.4 Patologie e Metodo

AZ: Che tipo di patologie presentano i pazienti che tratta con il metodo?

ADHD, enuresi, iperattività, DSA, traumi cranici, problemi comportamentali  scolastici, insufficienti mentali lievi e medio lievi per quanto riguarda l’età adulta. Tutti i soggetti che sono certificati  come disabili  intellettivi  nella scuola  media e superiore,  gli handicappati con insegnante di sostegno.

14.5 LPAD in pratica

LPAD e MCS: quali modalità utilizza per la gestione degli strumenti presentati da F?

LPAD è una batteria per la valutazione e si può usare a discrezione: ad esempio gli insegnanti solitamente non la usano. Per usare LPAD è necessario avere una formazione specifica.  Per  avere  la Carta  Cognitiva  si dovrebbe  passare  attraverso  la valutazione LPAD, ma non tutti i soggetti vengono visti con lo strumento per una questione di tempo in quanto richiede dalle 8 alle 10 ore di applicazione a soggetto; in secondo luogo per una questione  legata  al  sostegno  dei  costi,  specie  nelle  strutture  pubbliche.   In  ambito scolastico, ad esempio, un’intera classe non potrebbe essere interamente valutata, ecco allora che gli insegnanti applicatori avranno appreso una modalità alternativa per arrivare ad una Carta  Cognitiva  senza  passare  attraverso  LPAD.  Di fatto ogni batteria  dà una guida per arrivare alla carta cognitiva necessaria ad una buon utilizzo dello strumento in uso. L’insegnante  conosce già verso quali obiettivi è indirizzato  il lavoro degli strumenti che utilizza. Diversamente LPAD è richiesto e necessario nei casi di valutazioni specifiche per soggetti  singoli, come ad esempio i genitori che decideranno  di applicare il Metodo per il figlio, partiranno dall’LPAD attraverso esperti del Metodo. Altra difficoltà per LPAD è la mancanza  di tariffe  per la sua  applicazione  a livello  dei  cosiddetti  Livelli  Essenziali imposti dal Sistema Sanitario per il riconoscimento  del pagamento; in altre parole non è una  prestazione   mutuabile.   Ergo  nella  pubblica   amministrazione   non  si  applica  la valutazione con LPAD.

 

AZ: Nell’LPAD esistono tre fasi caratteristiche, pre test, mediazione e post test. Nella sua esperienza pratica, quale delle tre ritiene più importante e perché?

Si, nella  teoria  è scritto  cosi. In pratica,  siamo  fuori dal contesto  classico  in cui si somministra un test con fasi ben definite, in cui si sottopone il soggetto ad un quesito e lo Psicologo  annota la risposta.  Non è cosi: prima  si spiega che cos’è la prova,  poi la si esegue  con la mediazione  e si osserva  quanto  il soggetto  ha capito  attraverso  quella tessa mediazione. Possiamo ricollegare LPAD al concetto di Zona di Sviluppo Prossimale, valutando quanto aiuto ho dato io a quel soggetto. Tutti i soggetti possono riuscire in un test, partiamo dal fatto che non si contano gli errori. Si contano i momenti di mediazione attraverso  i  quali  siamo  giunti  al  risultato.  Se  un  soggetto  ha  avuto  10  mediazioni, l’obiettivo  per il Mediatore  sarà portarlo  a zero. Il risultato  si avrà sempre,  dovrò  tener conto  di quanta  mediazione  sarà necessaria  per raggiungerlo.  LPAD mi indica  proprio questo,  non dà indicazioni  se un soggetto  e più o meno bravo, né i livelli di efficienza nell’eseguire  il compito. Il mediatore,  in altri termini, valuta con LPAD quanto il soggetto avrà bisogno dell’aiuto del Mediatore stesso per giungere al risultato finale. Il mediatore parte dall’idea che il soggetto  ce la farà e si pone la domanda  “quanto  e quale lavoro dovrò  fare  io?  Che  tipo  di  strumenti  dovrò  utilizzare?  Che  tipo  di  mediazione  sarà efficace?”  Siamo  difronte  ad  una  valutazione  dinamica.  Una  valutazione  statica  può indicare  la misurazione  del  QI, dando  valori  numerici  dei  risultati  ottenuti,  degli  errori. LPAD non darà mai il numero degli errori.

 

14.6 Ruolo del Mediatore

AZ: Feuerstein  afferma  che  gli  strumenti  possono  essere  somministrati  solo  dopo  un accurato  training  da parte degli mediatore,  quasi  un periodo  di ricondizionamento,  per usare un linguaggio pavloviano, necessario per apprendere non solo il contenuto tecnico ma soprattutto una nuova tipologia di relazione…

Essendo un’ applicazione  dinamica, il Mediatore deve conoscere i processi  mentali del  soggetto.  Non  è  importante  eseguire  la  scheda.  Nella  riabilitazioni  classiche  si somministra una scheda e se ne osserva il risultato. Con il Metodo si osservano di più le modalità attraverso le quali opera un soggetto ponendosi le domande sul perché sbaglia o commette gli errori. Il mediatore è prima di tutto un osservatore attento delle dinamiche del lavoro  eseguito  dal soggetto.  E’ attivo e partecipe  al lavoro, partendo da domande fondamentali  a se stesso per la buona  riuscita  dell’applicazione.  Bisogna  entrare nelle difficoltà del soggetto per comprenderle davvero, stare con il soggetto, partecipare al suo lavoro. Ogni scheda nasconde un principio, il Mediatore deve far focalizzare l’attenzione del soggetto sulle idee che sottendono al lavoro per arrivare a quel principio. Successivamente   si  fa  una  trasposizione  nei  vari  ambiti  in  cui  si  trova  il  soggetto, scolastico, lavorativo,  famigliare  affinché si possa imprimere in memoria il cambiamento avvenuto.  Ecco  perché  si parla  di modificabilità  strutturale,  viene  cambiata  la struttura della mente, non si impara a memoria una tecnica. Ad esempio se prendiamo le schede Organizza zione  di Punti,  sembra  che  ogni  quadrato  sia lo stesso,  invece  il modo  per arrivare ad ogni quadrato cambia ogni volta, imparare a memoria non va bene. Vengono modificate  le  strutture  cognitive  dei  soggetti  ecco  perché,  ribadisco,  viene  chiesto  il consenso ai famigliari prima dell’intervento.

 

AZ: Alla luce della sua esperienza e rivedendo in una rapida carrellata tutti coloro ai quali lei ha applicato il Metodo, si sente di chiamarli  soggetti, pazienti, studenti, oppure è più appropriato, dato l’impianto psico-teorico e la filosofia che sottende al Metodo, parlare di Persone?

Persone che Pensano. Infatti il metodo è imparare ad imparare, attività che non viene insegnata  nella  scuola,  luogo  deputato  all’istruzione.  In  quel  luogo  si  dice  impara  a memoria, impara come io, insegnante, ti dico di fare. L’idea diversa è invece insegnare, quindi imparare, a lavorare in autonomia.

AZ: Modificazione  Attiva a partire da chi si pone come mediatore,  capace di modificarsi attivamente  ad ogni  paziente  per dare  e avere  congruenza  alle dinamiche  relazionali. Crede esista una differenza tra accettazione passiva e la modificazione proposta da F? in che senso accettazione passiva?

 

14.7 MA e AP nella pratica

Diventa  attivo perché i soggetti partecipano  al lavoro, si rendono conto di quel che stanno facendo.  Ad esempio io potrei dire ad un ragazzo,  vediamo  che carenze  hai in fase di input; in seguito porterò quel ragazzo  a percepire  il perché sbaglia un compito arrivando  ad una modificazione  attiva. Quando un soggetto sa che lo sbaglio è dovuto all’eccessiva   fretta,  alla  non  curanza  per  i dettagli,  il  soggetto  conoscerà  la  causa direttamente   dall’interazione    con   il   Mediatore,   senza   che   questi   possa   dirglielo direttamente;  sarà un processo di autoapprendimento  indotto dall’esperienza  attiva. Mai dire al ragazzo cosa fa e perché sbaglia. È lui, il soggetto, che arriverà a capirne il motivo guidato dal Mediatore.

 

AZ: La  distinzione  tra  Modificazione  Attiva  e  Accettazione  Passiva  ci  conduce  anche all’idea delle valutazione dinamica. Crede che il Metodo sia incline alla conferma della tesi per cui la valutazione  statica  sarebbe  poco  centrata  nel  trattamento  di soggetti  in età scolare o età di apprendimento  mentre le reali potenzialità dovrebbero essere osservate con strumenti di valutazione dinamica? Ha dei casi a conferma di questa impostazione?

Tutti i casi dei soggetti ADHD trattati con farmaci; con il Metodo i soggetti arrivano a capire ad esempio i comportamenti  esagerati che adottano, vengono portati a ragionare quanto è importante il controllo dei propri impulsi attraverso le schede dove si accorgono che, facendo  le attività  troppo  veloci,  cancellando  in continuazione,  non  riflettendo  sui compiti che stanno svolgendo, avranno certe conseguenze.

Li si porta verso una fase di autocritica.  Se invece il soggetto prende un farmaco e viene sottoposto a un training dove gli viene spiegato ciò che può e non può fare, si avrà una  qualche  forma  di  apprendimento,  forse,  non  certo  la  modificazione  che  porta  il soggetto   al   vero   cambiamento   strutturale.   Si   passa   da   una   situazione   cara   ai comportamentisti  ad una  situazione  dinamica,  dove  sono i soggetti  stessi  a trovare  la soluzione ai loro problemi.

E’ vero che i tempi della dinamica sono più elevati, il farmaco ha effetti più immediati, ma  in  questo  modo  si  creeranno  anche  le  premesse  per  una  reale  dipendenza  dal farmaco stesso. La tecnica del Metodo è certamente più lunga ma i risultati sono migliori e duraturi.  Ciò  è  confermato  anche  da  alcune  ricerche  che  hanno  dimostrato  come  il Metodo  sia  realmente  più  efficace:  la differenza  grande  nella  sua  diffusione  sta  nella mancata  sponsorizza zione;  le case  farmaceutiche  non hanno  interesse,  ovviamente,  a bloccare o limitare la somministrazione di farmaci, attaccando il Metodo affermando la sua non scientificità.

Nelle  mie ricerche,  i ragazzi  DSA trattati  con il Metodo  hanno  avuto  miglioramenti incredibili e duratori senza la dipendenza creata dai farmaci. In alcune scuole del basso Piave –comprensorio di Jesolo – dove io ho formato diversi insegnanti, abbiamo osservato come  i disturbi  DSA  si siano  via via attenuati  con l’applicazione  graduale,  paziente  e costante del Metodo. Non solo in termini di risultati ottenuti ma anche di comportamento, partecipazione,  relazione, adesione al progetto scolastico nella sua interezza.  In questo progetto, mi sono stati inviati solo i soggetti più gravi. Ho assistito, in questo progetto, alla relazione dinamica tra soggetti trattati, Mediatore e ambiente fatto di insegnanti e genitori. La figura dello Psicologo formato è un ausilio forte per il successo scolastico.

Non  ci  può  essere  un’azione  vincente  se  lo  Psicologo  applica  il  Metodo  ad  un bambino e il resto dell’ambiente non partecipa; l’ambiente è modificante tanto quanto lo è l’intervento del Mediatore. La classe lavora per l’obiettivo comune con i docenti.

 

AZ: F parla spesso  di Passività  nello stile classico  della valutazione  psicologica  che è statica. Da parte di chi sente questa passività? Oltre ai soggetti interessati al Metodo, è possibile che nell’ambiente,  magari anche quello istituzionale,  vi siano degli elementi  di passività? Ci vuole raccontare alcuni episodi?

La società  ci vuole  passivi  e non  pensanti.  Tu devi imparare  a memoria  e basta. Nessuno vuole una società costruttivamente  critica. Anche nell’ambiente produttivo, siano essi operai o impiegati, i soggetti devono produrre, non devono pensare.

 

Ecco perché oggi siamo di fronte a un cambiamento epocale e si assistono ai drammi di migliaia di persone allo sbando,  senza orientamento.  Hanno imparato  a svolgere un solo compito, hanno imparato  che la passività appresa negli ambienti  di lavoro andava bene,  che  le  domande  e  i  perché  delle  cose  non  servivano.  Le  istituzioni,  le  grandi aziende sono di fronte alla grande problematica  di rendere autonome quelle persone, in grado di affrontare i cambiamenti necessari alla prossima evoluzione.

 

I milioni  di ore di cassa  integrazione  dovrebbero  essere  impiegate  per potenziare programmi  formativi affinché quei dipendenti  possano credere nel cambiamento  positivo partendo dalla loro stessa modificabilità.  In una mia esperienza  fatta a Reggio Calabria con un gruppo di soggetti anziani, ho somministrato loro il test di Raven prima di fargli il corso  Feuerstein.  Dopo  il corso  della  durata  di circa  due  settimane,  ho  riapplicato  le Matrici  assistendo  ad una totale  modificazione  di tutti i presenti.  Quel test richiede  un certo ragionamento che evidentemente hanno imparato ad applicare dopo essere passati attraverso il Metodo.

 

I punteggi ottenuti dopo, erano significativamente aumentati; ciò implica una maggiore propensione   alla   riflessione   e  al  ragionamento   logico,   al  controllo   dell’impulsività. Qualcosa era successo, anche solo a livello di motivazione allo svolgimento.

 

14.8 Cosa valuta il Metodo

AZ: Nelle valutazioni psicologiche cosa si valuta? L’abilità, la competenza, la padronanza, la potenzialità? Il QI è in grado di valutare la potenzialità di un soggetto?

Il QI non valuta le capacità o le abilità di una persona. Immaginiamo una situazione di somministrazione di un test statico per la valutazione del QI. Un soggetto che non ha mai visto un test, si vede un cronometro davanti con il tempo che scorre, arriva l’ansia per la prestazione, non conosce l’ambiente e la persona e magari ne è intimorito… come si può affermare che quel test sarà predittivo della reale capacità del soggetto? Ricordo inoltre che la valutazione dei soggetti disabili viene fatta con strumenti fatti per valutare soggetti normali, un disabile sarà ancora più in svantaggio in quanto quella valutazione non sarà tarata sul soggetto stesso.

AZ: Esiste quindi una differenza tra capacità e abilità? Differenza tra padronanza e competenza, cosa è valutabile e cosa no?

La capacità non è valutabile, l’abilità si, la competenza che la scuola dice di valutare non è valutabile bensì la padronanza. Io posso avere una grande competenza nella lingua italiana  ma non la sua padronanza,  posso  non rispondere  alla domanda  sul participio passato di camminare, ma di fatto lo utilizzo tutti i giorni.

 

AZ: Cosa si valuta allora?

E’ meglio dare il pesce o insegnare a pescare? Ad oggi siamo di più nella fase di dare il pesce. Perché viene somministrato il Metodo anche alle figure manageriali? Non si dice loro che cosa devono fare, bensì li porti a riflettere su che cosa devono fare lavorando sulla loro creatività.  Ancora una volta non si impara una tecnica,  si insegna a pensare. Quel   pensiero   critico   che   oggi   manca   tantissimo   nella   società   e   nei   giovani. Paradossalmente,  non sappiamo  che pesci  pigliare  perché  nessuno  ci ha insegnato  a farlo.

AZ: Quanto l’emotività incide sulla prestazione cognitiva?

F aveva capito quanto il fattore emotivo può influire nelle prestazioni dei soggetti. E’ ancora  il ruolo  del  Mediatore  ad  essere  fondamentale  nel  condurre  il soggetto  senza incappare  in  contorni  di  emotività  che  altrimenti  condizionerebbero   eccessivamente  i risultati. Il Mediatore non è un valutatore, non è chi ti mette in una situazione di ansia e di stress. Il Valutatore ti dice se è giusto o sbagliato un compito, il Mediatore invece afferma che è sempre giusto.

Va sempre bene. Attiva cioè una risposta di conferma  che positivizza l’emotività del soggetto, la rende disponibile e fluida per il compito. F. punta al Mediatore come Persona e non come strumento. Bene ricordare come Piaget affermava che qualunque stimolo va a modificare l’organismo,  anche quello indotto da una macchina  o da un pc; F. afferma invece  che la parte emotiva  della Persona  che media  influisce  sulla parte emotiva  del soggetto e quindi sulle prestazioni.  Questo non può essere fatto da una macchina, né i valutatori dovrebbero avvicinarsi alle prestazioni di una macchina. E’ qui che si crea l’esperienza di apprendimento  mediatizzato, la cosiddetta EAM. Se non c’è un mediatore non  abbiamo  EAM.  Il  termine  insegnante  di sostegno  è un  termine  inappropriato:  chi dovrebbe  sostenere?  Meglio  una definizione  come  mediatore  cognitivo,  un insegnante che conosce la mente dello studente disabile e sa in che modo lavorare per attivarla.

AZ: Il primo  sotto-obiettivo  espresso  da  F per il PAS    riporta  il correggere  le funzioni carenti del processo mentale cognitivo e affettivo dell’individuo attraverso le presentazioni di una serie di esercizi. Quali di queste aree di processo,  mentale  cognitivo   e affettivo risulta più rilevante nella sua esperienza e perché?

 

Sono aree che vanno in sinergia

 

AZ: Il terzo sotto obiettivo parla della creazione di un bisogno interiore. Come ci riesce?

Adottando i primi tre criteri di mediazione, intenzionalità,  significato, trascendenza.  Il Mediatore  applica intenzionalità  significa  che io ti devo spiegare il perché di faccio fare alcuni compiti,  coinvolgendo  il soggetto  nelle dinamiche  del Metodo.  in questo  modo  il soggetto  è portato a capire il perché delle cose e ad interiorizzarlo.  Gli devo dire che questo compito si fa in questo modo perché arriveremo a questo altro risultato. Si esprime un continuo coinvolgimento tra allievo e mediatore. Perché oggi facciamo la scheda nr 5? Perché  l’ultima  volta  abbiamo  fatto  l’altra  scheda  che  aveva  questi  obiettivi  che  si riallacciano a questa perché…

AZ: Lei utilizza il PAS con i soggetti che tratta: immagino che nella sua prassi lavorativa, si sia creato delle linee guida generate dai tanti anni di esperienza. Cosa ci dire in merito? Quali sono le sue linee personali nel Programma di Arricchimento Strumentale?

Le  linee  guida  vengono  modificate  a  seconda  della  persona  con  cui  lavori.  Ogni soggetto avrà delle linee di lavoro particolari a seconda degli obiettivi.

 

14.9 Il senso di Arricchimento

AZ: Leggendo il materiale del Professore, la parola arricchimento ha stimolato la domanda su che cosa significasse, su quali livelli cognitivi creasse il presupposto di arricchimento, dei contenuti, dei comportamenti appresi, della motivazione…

Si parla di Esperienza  di Apprendimento  Mediatizzato,  è nell’esperienza  che si crea arricchimento. F. non descrive un soggetto come disabile, piuttosto come un soggetto che è carente di esperienza. Io ti faccio fare delle esperienze mediate per cui tu impari. Se io ti dò una scatola chiusa e ti dico cosa c’è dentro, in base alle tue esperienze cercherai di cogliere il contenuto,  provando  a sbattere la scatola.   Se le tue esperienze derivano da ambienti deprivati, anche a livello culturale, certe cose, anche banali, non sarai in grado di farle. Se l’ambiente invece è stimolante, positivo, la tua esperienza e più ricca. Nel caso di neonati con problemi è opportuno stimolarli continuamente perché il loro cervello funzioni di più.  Se tu li deprivi  e non  li metti  a contatto  con esperienze  positive  e anzi,  il tuo atteggiamento  è di  rinuncia,  favorirai  un  ulteriore  peggioramento  della  malattia.  F. ha scritto quel bellissimo testo dal titolo “non accettarmi come sono”, se tu mi accetti con la mia disabilità, mi impedisci di fare esperienza.

 

AZ: Ma  chi  si  arricchisce  davvero?  Se  osserviamo  la  dinamica  del  Metodo,  esiste  il Soggetto,   il   Terapeuta/Mediatore,    la   Famiglia.   Chi   è   sottoposto   al   processo   di arricchimento e in quale modo?

Ogni  soggetto  si  arricchisce  in ragione  della  reale  disponibilità  alla  modificazione, quasi una contaminazione che produce arricchimento.

 

AZ: Cosa significa per lei lavorare in un ambiente modificante  secondo le premesse del Metodo?

Persone  modificate  che  modificano  l’ambiente.  Il  Mediatore  lavora  sui  soggetti,  i soggetti modificati impattano sulle famiglie, le famiglie sulla società.

 

AZ: Un’ultima   domanda.   Quale   futuro   per  il  Metodo?   Esistono   reali   possibilità   di applicazione in ambiti diversi da quelli terapeutico educativi?

Il corso per apprendere il Metodo forma alla figura di Mediatore. Poi ognuno lo applica nei rispettivi  contesti,  sanitario,  educativo,  lavorativo.  Torniamo  all’idea  della dinamicità del  Metodo,  della  plasticità  che  è  evidente  nell’adattamento  del  Metodo  a  situazioni differenti  per persone  con esperienze  differenti.  La formazione  avviene  dapprima  sulle caratteristiche personali piuttosto che su di una tecnica.

 

Il Metodo ti cambia. In qualunque ambiente io mi trovo applico quei principi perché li ho fatti miei. Se fossi in ambito lavorativo, ad esempio, con una persona poca attenta e precisa,  valuterei  di  adottare  degli  strumenti  del  Metodo  che  puntano  alla  precisione. Anche in ambito psicologico clinico il Metodo ha un ottimo potenziale: la mia esperienza mi  ha  portato  a  valutarne  l’efficacia  per  i  traumi  cranici,  l’infarto,  la  demenza.   In quest’ultimo,  ricordo una signora che ho trattato con il Metodo,  bloccando  il progredire delle demenza durante l’anno in cui la paziente è stata trattata con Feuerstein

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