UNODUETRE di Alessandro Zabotto

È un fenomeno che coinvolge sempre di più, è una moda che imperversa nel mondo. Strani individui bardati di tute scintillanti da aspirante astronauta, girano come trottole roteanti a partire dall’alba e fino a notte inoltrata. Lo stupore che prende da lontano, assume toni di allarme mentre si incrociano questi novelli figli della tecnologia sportiva: espressioni facciali contorte da smorfie di dolore e fatica, mentre fiotti di sudore colano da fronti corrugate.

Una descrizione che non tiene certo conto di quello che in premessa è l’intento di molte di queste persone, recuperare un po’ di benessere fisico, un po’ di tonicità muscolare e, perché no, un rinnovato benessere psicologico. Lodiamo la volontà che li spinge verso terre finora inesplorate di vite un po’ assopite da ritmi vita/lavoro incentrati su valori talora effimeri.

È un atto di volontà spesso dettato da principi individuali figli di quegli stessi stili di vita distanti dal vero benessere, quegli stili di vita alienanti che stringono il nostro essere all’interno di maglie stringenti e soffocanti. E allora scopriamo come l’andare a correre tutte le mattine, affrontare sessioni di fitness in palestra, possa nascondere un bisogno di apparire ottenendo consenso ed approvazione. Di fatto accade, di fatto accadono molte cose nelle dimensioni più interiori di cui non ci si rende conto e spesso i nostri comportamenti ne riportano evidenza. Dovremmo avere la capacità di osservare e di auto osservarsi.

Dal mio punto di vista qualsiasi cosa possa spingere al cambiamento può andar bene, certo poi è necessario vedere quali frutti matureranno dai nostri comportamenti, pensieri ed emozioni.

Lo sport è certamente un mezzo ideale per favorire cambiamenti e stili di vita più sani, soprattutto per chi va oltre soglia, oltre la soglia dell’avere (la scarpetta super tecnica? la bicicletta in carbonio ultra leggero?) per approdare a quella dell’essere, giusto per citare Eric Fromm. “E poi c’è il piacere. Doppio, addirittura. Il primo sta nella frase che ripetono certi allenatori: Embrace the sucks!, cioè Accetta lo schifo, dove lo schifo è la fatica, il dolore, il tuo corpo che ti dice di fermarti”…. “Anzi, non accettarlo soltanto ma abbraccialo, assaporalo, fallo diventare il tuo alleato. Il secondo è il flow, il flusso: dopo il picco della fatica, dopo che hai superato il limite che sembrava insuperabile, ecco che entri in una specie di limbo in cui il tuo corpo semplicemente va. Non so come dirlo diversamente, è davvero una condizione felice”. Così sembra che lo stare bene con se stessi, il piacere, possa anche prendere il nome molto più impegnativo di felicità. E in effetti la parola salta fuori sovente nei post dei forum; e “alzare l’indice della felicità” è l’obiettivo finale… Ho riportato un piccola parte di un articolo di Internazionale sul mondo del triathlon (http://www.internazionale.it/reportage/claudio-giunta/2017/04/23/ironman-sport)  che esprime benissimo il significato di andare oltre soglia, oltre quel limite imposto (moda? società?) in cui inconsapevolmente ci troviamo.

Mi sono chiesto quale collegamento si potrebbe generare all’interno del mondo aziendale e della prevenzione, quale nuova strategia potrebbe accendere la scintilla di un sistema di prevenzione efficiente.

UNODUETRE. Semplice. Lineare. Diretto.

Formazione. Addestramento. Informazione.

Ecco la formula del triathlon della Prevenzione aziendale. Come ottenere la formula perfetta nel miscelare questi tre ingredienti degli articoli 36 e 37 della Legge 81 sta nell’abilità del coach/imprenditore. Si, ogni imprenditore Forma, Addestra, Informa ogni singolo dipendente attraverso quella vecchia idea, ad oggi impolverata dal frequente disuso, dell’esempio. Il leader datore di lavoro Forma le persone perché è osservato dai collaboratori, li Addestra perché opera con loro, Informa perché comunica costantemente attraverso quel fa, dice, esprime.

FAI come trittico del Datore di Lavoro dei Dirigenti e dei Preposti per equilibrare costantemente i Sistemi di Prevenzione Aziendale.

UNODUETRE, Formazione Addestramento Informazione, FAI. E’ un acronimo che invita all’azione, un imperativo direttivo che accompagna ogni Sistema ad una calibratura nel tempo, le aziende FANNO attività peculiari circa prodotti e servizi, ogni imprenditore FA azienda nelle idee di business che mette in campo, ogni lavoratore FA ciò che viene richiesto dalla mansione.

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Riprendendo il testo dell’articolo citato, ecco l’idea di Formazione. Entrare nel flusso, the flow, come capacità, atteggiamenti, pensieri oltre soglia, entriamo cioè verso prestazioni di eccellenza. Formazione continua come capacità di permanere nel flusso di una piena visione di ruolo, del luogo di lavoro e dei rischi presenti, dei colleghi e dei collaboratori. Entrare nel flusso del lifelong learning permette di andare oltre la formazione convenzionale. Ogni momento, ogni istante di vita aziendale è un momento di apprendimento e formazione.

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Addestriamo quindi prima di tutto la nostra mente ad accettare i limiti del nostro lavoro, a considerarli come parti della nostra attività. “Anzi, non accettarlo soltanto ma abbraccialo, assaporalo, fallo diventare il tuo alleato”. Accettare lo schifo, la fatica come constatazione dell’esistenza consapevole dei Rischi. Appare paradossale dire abbracciare il rischio, ma nell’abbraccio ho l’opportunità di conoscere chi mi sta di fronte dunque di andare oltre la soglia delle diffidenze, della paura a priori. Misurare tutti i Rischi aziendali significa conoscerli. E se li conosco, li evito.

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Embrace the sucks! cioè Accetta lo schifo, dove lo schifo è la fatica ovvero entriamo nella fase INFORMATIVA. Ascoltare, apprendere è faticoso, costa attenzione, energia verso l’azienda. L’Informazione rende edotti circa i Rischi presenti in azienda, si presta attenzione rispetto a situazioni pericolose caratteristiche delle proprie mansioni.  Risultato? Tendenzialmente si tende a minimizzare, escludiamo vi siano quei rischi proprio per noi. E’ un meccanismo di difesa, direbbe un freudiano, la nostra mente tende ad escludere che possa capitare proprio a noi. Uomo informato, mezzo salvato.

Costruiamo dunque la nostre aziende sul cardine del FAI. Ogni azienda avrà un Sistema FAI centrato su caratteristiche proprie e particolari così come da analisi preventiva espressa dal Documento di Valutazione dei Rischi.

FAI, benessere per la vostra Azienda!

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